La lezione della Storia – Della Guerra in Ucraina e dintorni

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Ai più attenti era da tempo evidente che un possibile riassetto degli scenari e degli equilibri geopolitici fosse già in corso. Nessuno, certamente, immaginava di arrivare ad una vera e propria guerra, ma i segnali che il rischio fosse nell’aria non andavano trascurati. Il primo ad avere esposto le proprie preoccupazioni circa i pericoli di un simile scenario impazzito era stato lo stesso Pontefice, il quale, in più occasioni e senza troppi giri di parole – come è del resto tipico di un suo personale stile comunicativo che abbiamo tutti imparato a conoscere – aveva invitato la comunità internazionale a porre l’attenzione sulla gravissima deriva in cui l’umanità stava, ogni giorno di più, pericolosamente precipitando. Lo stesso Papa Francesco non aveva esitato nel definire la situazione globale come quella di una “Terza Guerra Mondiale a pezzettini”. E’, allora, davvero così sorprendente ciò che sta accadendo o, invece, si tratta semplicemente del risultato inevitabile di una serie di squilibri invisibili, o non considerati nella giusta prospettiva, di cui il mondo e chi lo governa ne è stato, di fatto, irresponsabilmente complice? Non troppi mesi fa, per la precisione ad agosto dello scorso anno, sotto gli occhi inermi dell’intero mondo avevamo già assistito ad una sciagurata ritirata delle truppe americane dall’Afghanistan, avvenuta, tra l’altro, in maniera frettolosa e rocambolesca. Il destino di quel paese, e specialmente delle donne, ha finito con l’essere ben presto rimosso e la notizia pressoché scomparsa dai nostri notiziari. Una volta stabilito che i tempi per ritenere conclusa quell’operazione militare fossero maturi, si è optato per un progressivo abbandono del paese che è tornato sotto il pieno comando dei cosiddetti Talebani. Le ripercussioni devastanti provocate da quella clamorosa fuga da Kabul sono state lasciate in eredità alla gente di quel martoriato paese, la quale d’un tratto si è ritrovata a vivere nel più barbaro medioevo, con buona pace delle nostre coscienze. Spostandoci più in là della cartina geografica, nella lontana Asia, un conflitto decennale si consuma nell’indifferenza generale, conflitto le cui ragioni, se inserite in contesti critici più vasti, rischia di potersi trasformare in una pericolosa miccia capace di innescare squilibri ben peggiori. Stiamo parlando della sanguinosa tensione, se non proprio guerra, fra Pakistan e Panjshir che da decenni rende instabile l’area. I sotterranei collegamenti fra gli interessi del Pakistan nella regione del Panjshir e l’ascesa degli stessi Talebani in Afghanistan sono poi una pista nota benché troppo volentieri dimenticata. Se guardiamo al mondo arabo, Siria, Libia, Iraq, Yemen rappresentano ciascuno situazioni di grande e delicate fragilità che vanno ben oltre i confini interni e che non escludono l’emergere di nuove frange di gruppi radicalizzati pronti ad azioni terroristiche ovunque nel mondo. In questi paesi guerre civili devastanti, dove l’unico vero vincitore risulta essere il caos di fazioni più o meno legittime e legittimamente riconosciute – che, poi, altro non sono che dei veri e propri signori della guerra pronti a vendersi al migliore offerente – ci impediscono di guardare a quei luoghi senza avvertire un profondo senso di preoccupazione. Risalendo in Europa, la ex Jugoslavia rappresenta indubbiamente un sorvegliato speciale. Le ferite e i rancori della guerra, ancora troppo fortemente viva nella memoria dei sopravvissuti, la “frantumazione” della Bosnia e, non ultimo, il nazionalismo serbo – che, tra l’altro, cova un feroce risentimento nei confronti della Nato  a cui non ha perdonato di averla bombardata – rendono, a distanza di poco più di un secolo dalla Grande Guerra, proprio i Balcani una vera e propria polveriera pronta a riesplodere e che potrebbe trovare un importante detonatore proprio negli eventi recenti che coinvolgono la Russia. Anche su questo specifico fronte l’impressione è che si rischi di mostrarsi distratti e pericolosamente impreparati. Qualora la situazione dovesse precipitare, cosa che nessuno si augura, non potremmo però dirci del tutto estranei o innocenti semplicemente per non essere stati capaci di prevederlo. E infine, veniamo alla guerra in Ucraina. L’aggressione russa è stata giustamente condannata dalla comunità internazionale occidentale in maniera unanime. Più cauta, invece, è stata la reazione di altri paesi del mondo, Cina e India in testa. Al di là delle rispettive e inevitabili necessità propagandistiche che, come è ovvio, non possono mancare in un conflitto, e che anzi, ne sono strumenti non meno importanti e imprescindibili delle stesse strategie militari,  l’interrogativo che molti si stanno ponendo – cercando il più possibile di mantenere uno sguardo critico e oggettivo – consiste sul ragionare rispetto al ruolo nevralgico che, in questo ritrovato scontro tra Occidente e Russia, è stato non per caso deciso di assegnare proprio alla terra di Ucraina. Il dubbio tremendo è che entrambe le forze in campo, sebbene con modalità diverse, avessero già da tempo messo in conto di potere barattare la pace mondiale in nome del controllo di questa storica cerniera tra Est e Ovest. Se così fosse, l’Ucraina sarebbe solamente il principio di un disegno molto più ampio e dai risvolti inquietanti.

  • Le ragioni di questo conflitto sono, indubbiamente, materia da analisti geopolitici e da cultori della storia. Questi, poi, possono cercare più o meno rigorosamente di interpretare i tanti e controversi nodi dello scontro in corso. Le differenti letture potranno mostrarsi a volte convergenti come totalmente contrastanti. Su una cosa, però, è probabile si debbano trovare tutti d’accordo. Nessuno si può ritenere completamente incolpevole. Come scriveva il filosofo Hegel “uomini e governi non hanno mai imparato nulla dalla storia né mai agito in base a principi da essa dedotti”. Non è, insomma, la storia a non insegnarci nulla. Siamo noi a non volere imparare la sua lezione.

L’articolo che avete letto è tratto dal giornalino scolastico curato dall’Istituto privato Accademia Avvenire di Milano. Gli Studenti, assieme ai professori, partecipano a dei laboratori di approfondimento storico attraverso i quali possono confrontarsi su tematiche di storia contemporanea e, quindi su argomenti correlati alla più stretta attualità. La specificità di questo istituto privato consiste, perciò, non solo nel permettere ai suoi iscritti di superare le proprie difficoltà scolastiche, superando con successo i propri esami e anni di studio, ma anche di sviluppare uno spirito critico e curioso di comprendere ciò che ci circonda. L’ottenimento del Diploma diviene così il completamento di un percorso di crescita e formazione costante, da realizzarsi attraverso percorsi regolari, oppure, con la formula dei bienni di recupero scolastico. Perché per apprendere e capire non è mai troppo tardi.