Venti di Guerra – Storia di una guerra che nessuno forse voleva ma che nessuno vuole ora fermare

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Come ci siamo finiti non è chiaro ai molti. Che ci siamo dentro fino al collo è invece ormai una certezza. Le nostre lezioni di Storia, dove ogni insegnante si sforza di far apprendere termini ingombranti e noiosi come geopolitica, casus belli, ragioni profonde del conflitto, si sono improvvisamente ritrovate e scoperte dentro la nostra più stretta quotidianità. Le narrazioni di tanti fiduciosi, o illusi, insegnanti di storia hanno, così, dovuto sperimentare la più inaspettata delle sorprese, quando una mattina di febbraio chiunque fra gli addetti ai lavori aveva capito che lo spirito della Storia, di hegeliana memoria, era tornato a bussare alla nostra porta, e che nulla avrebbe potuto fermarlo.  Il corso degli eventi, che spesso ha un significato che trascende la cronaca puntigliosa e più o meno veritiera degli sviluppi, e persino le motivazioni più o meno legittime o giuste, a seconda dei differenti punti di vista, ci ha costretti tutti a domandarci come avessimo potuto rimuovere questa parola, come, insomma, il termine guerra paresse essere diventato di natura esclusivamente libresca o un mero esercizio mnemonico con cui vincere a qualche gioco di società in famiglia ripercorrendone le date più importanti, ad esempio, la sera di Natale. Ci siamo, invece, immediatamente dovuti ricredere anche se nessuno lo avrebbe voluto; quella materia, con la sua grammatica e il suo specifico lessico, da quella fatidica data, il 24 Febbraio 2022 – destinata anch’essa ad essere consegnata ai manuali di storia – , non era più solo un reperto da museo, o da appassionati del mestiere che si sforzano di trasmetterla ai loro studenti, ma la stessa stava ritornando sui propri passi, quasi a rammentarci di non sottovalutarla, poiché alla fine, sarà ancora lei a decidere dei nostri destini.

È la guerra in Ucraina una Guerra giusta? E chi stabilisce se una guerra lo sia? Anche solo tornando indietro di un secolo, sarebbe facile rovesciare le motivazioni degli uni e le accuse degli altri, e allora persino la Grande Guerra, che poi si sarebbe scoperta come la Prima, dato che, da lì a vent’anni, come è noto, ne sarebbe scoppiata un’altra di dimensioni catastrofiche, potrebbe leggersi come differente rispetto alla narrazione comune. Le guerre forse non possono essere classificate per giuste o ingiuste. Troppo spesso sono figlie di cecità, prepotenze tollerate o forzatamente accettate. Forse, il vero interrogativo dovrebbe essere se mai saremo capaci di estirpare questo concetto da dentro di noi, ed è fatalmente inevitabile che la natura conflittuale, sia di tipo ideale, come sosteneva Hegel, o viceversa materiale, come al contrario interpretava Marx, sia drammaticamente insopprimibile. Dovremmo poi, farci un’ulteriore domanda; siamo stati davvero capaci di costruire una cultura di pace e della pace? E la pace realmente alla base di ogni agenda politica nazionale e internazionale? Quante opportunità abbiamo concretamente dato alla pace affinché questo conflitto non esplodesse? E quante siamo pronti ad offrirne affinché non degeneri? Ai posteri l’ardua sentenza. Sempre ve ne siano.

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Le lezioni di Storia rappresentano per questo istituto scolastico milanese uno dei fiori all’occhiello dei suoi corsi di preparazione secondaria superiore, sia qualora si scelga un corso regolare, ovvero una singola annualità, sia invece si voglia, appunto, velocizzare il compimento del proprio percorso di studi puntando su un biennio di recupero anni scolastici studiato apposta per andare incontro ad ogni personale esigenza.